martedì 1 dicembre 2015

LA CUGINA FOCOSA


Nella casa di mio zio Antonio un giorno d’estate di tanti anni fa accadde una cosa speciale, la mia prima volta. Avevo 16 anni e trascorrevo molte ore con mia cugina Monica, che faceva la sarta. Aveva 20 anni era una bella mora non troppo alta, i vestiti lasciavano trasparire un bel culo, due seni non molto grandi e belle gambe snelle e lisce. Stavo con lei perché mi piaceva e il suo atelier era frequentato da un sacco di donne che per provare i vestiti si spogliavano, ovviamente, durante le prove mi facevano uscire, ma io spiando attraverso la porta socchiusa o dal buco della serratura riuscivo sempre a vedere qualcosa. Tutto questo mi arrapava e vi confesso, spesso, mi ritiravo in bagno per una sega liberatoria. Quel famoso giorno mia cugina mi scopri mentre spiavo una delle sue clienti. Quando venni scoperto arrossi e cercai di giustificarmi. Monica arrabbiata disse: -Sei un maiale, mi fai perdere le clienti se lo sanno! E poi, che cosa credi di fare ? Scommetto che dopo sei solo capace di farti una sega. – Continuò cercando di offendermi dicendo che probabilmente l’avevo piccolo, che non avevo mai baciato una donna, che non avevo mai scopato e questo era vero. Mi disse: -Ora ti insegno io alcune cose ! – Per primo mi diede uno schiaffone e mi intimò di sedermi. Dopo un po’ avvicinandosi iniziò a chiedermi che cosa sapevo sul sesso e sulle donne. Dalle mie risposte concluse che sapevo poco. Con mia grande sorpresa, si apri il vestito facendomi intravedere le mutandine ed il reggiseno, dicendo che questa era la prima lezione di sesso. Ve ne sarebbero state altre purché non spiassi più le sue clienti. I discorsi fatti, la brevissima occhiata che mi fece dare alle sue grazie, la voglia di chiavare ed il desiderio di vendicare lo schiaffo ricevuto fu come una miscela esplosiva. Infatti, avevo una erezione animalesca ed avrei fatto qualsiasi cosa. Non avevo più freni inibitori. Mi alzai e recai in bagno, Monica si rimise al lavorare al tavolo ridendo di me in quanto aveva notato l’erezione e pensava che mi sarei fatto una sega. Invece, più infoiato che mai ritornati e l’afferrai per i fianchi e appoggiai il mio uccello duro su suo culo e tra le su morbide chiappe, mentre era piegata sul tavolo a tagliare una stoffa. Volevo entrarle dentro a tutti i costi, anche se non sapevo bene come. Lei disse: -Che cosa vuoi fare ? Guarda che mi metto ad urlare, lasciami subito . – Io risposi con voce strozzata: -Urla non mi importa nulla, ti sei presa gioco di me ed adesso te la faccio pagare e poi lo sanno tutti che ti fai scopare da tutti in paese ! – Rivoltandosi mi minacciò con le forbici che aveva in mano, gliele strappai di mano e le gettai lontano. La rigirai di nuovo alla pecorina sul tavolo e le strappai le mutandine dopo averle sollevato il vestito. Quanto vidi quel culo meraviglioso e la piccole labbra rosee ed umida, circondato da una folta peluria mi eccitai ancora di più. Mi inginocchiai ed inizia a leccarle il dolce pertugio, tenendola ferma per le gambe. Lei continuava ad agitarsi ed cercava di prendermi a calci. L’uccello mi scoppiava, lo tirai fuori e di nuovo in piedi cercai di infilarglielo dentro. Lei continuava a dire: -No, no, lasciami, non voglio fare l’amore…. Ho paura di rimanere incinta …. Non così dai … Adesso basta ti prego …- Io continuavo a sfregare il cazzo tra le sue chiappe e la figa ed ormai stavo per venire, ma volevo montarla. Gridai: -Troia…. Allargati e fatti chiavare come una cagna ! – Le palpeggiai anche le tette dure e piene. Rigirandola le succhiai e mordicchiai i capezzoli piccoli, ma turgidi. Lei iniziò a lasciarsi andare ed improvvisamente, forse per scoraggiarmi disse con strafottenza: -Ok, Mr. pugnetta e verginello, fammi vedere quello che sai fare ! – Io la misi alla pecorina e finalmente appoggia la mia cappella alla sua vulva calda e bagnata, con il suo aiuto, spinsi dentro tutti i miei cm di bastone duro. Per un attimo rimasi fermo, ben piantato dentro la pancia di Monica, per cogliere la sensazione della mia prima volta. Era fantastico l’uccello mi scoppiava, ero finalmente dentro una donna, stavo chiavando Cominciai a stanfuffarla con foga accarezzandole i fianchi le cosce ed le tette. L’uccello entrava ed usciva, la passera si bagnava sempre di più ed i suoi umori colavano. Lei iniziò a mugolare dal piacere ed a partecipare inarcando la schiena ad ogni colpo. Sottovoce disse: -Accarezzami i capelli e stringimi le tette. Montami così …. Si, dai … ancora Ed io al culmine dell’eccitazione: -Vengo, vengo ….Sboro, Sboro – Lei mi chiese: -Ti prego, no, resisti … non mi sborare dentro, non voglio mettere su il pancione …- Sfilai l’arnese e le venni sulla chiappe e sulla schiena. Le imbrattai di seme caldo anche il vestitino tirato su. La sbroda le colava lungo i fianchi e tra le cosce. Sfregai il mio pisello tra le sue cosce le natiche per ripulirlo. Fu una sborata immensa ed interminabile. Monica girandosi, mi diede un bacio sulla guancia e mi chiese scusa per lo schiaffo, ed aggiunse: -Ti avevo sottovalutato, hai ancora molto da imparare, ma l’inizio è buono! – Quella estate imparai molte altre cose, in particolare capii che a mia cugina Monica la violenza la eccitava.

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